Dottoressa Romina Ferrini, a soli venticinque anni avere un curriculum come il suo di altissimo livello non è cosa comune. Ci parli un po’ di lei:
“Dopo aver conseguito la Laurea Magistrale in Amministrazione Aziendale con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Perugia (titolo Tesi: “Il processo di revisione di una Dichiarazione non finanziaria: leva di crescita del valore condiviso e della reputazione aziendale), sono stata ammessa al Dottorato di Ricerca in Economia – Istituzioni, Imprese e Metodi Quantitativi della medesima Università. Il Progetto di Ricerca che mi sta impegnando (e che mi impegnerà negli anni a venire) verte sulle tematiche della Sostenibilità d’impresa, l’integrazione dei cd criteri Esg nella strategia aziendale e la rendicontazione non finanziaria introdotta dalla nuovissima Direttiva Ue Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), entrata in vigore il 5 gennaio 2023.
Ho affiancato alla Ricerca un’altra mia passione che è quella della Professione di Dottore commercialista, sono infatti iscritta da febbraio 2022 all’albo dei tirocinanti Dottori commercialisti ed Esperti contabili presso L’ODCEC di Perugia, con l’auspicio di conseguire l’abilitazione alla Professione quanto prima.
Accanto alla Ricerca ed alla Professione vi è poi l’insegnamento. Dal 2020 infatti collaboro con l’Università degli Studi di Perugia con un contratto di Tutoraggio per il corso triennale di Ragioneria Generale ed Applicata, ottenendo a fine 2021 il titolo di Cultore della materia. Sempre dallo stesso anno prendo parte della Commissione d’esame della materia in oggetto. ”
Nel suo curriculum lei si definisce: seria, responsabile e determinata. “quando mi pongo un obiettivo non c’è nulla che possa distogliermi dal lavorare per raggiungerlo. Predispongo sempre un preciso piano di lavoro al fine di non lasciare nulla al caso, così da porre in essere tutte le azioni necessarie al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Sono sempre disposta e capace a lasciare la confort zone e accettare nuove e stimolanti sfide”.
Nel farle i complimenti a nome di tutta la redazione della VOCE DEL CENTRO, siamo onorati di averla tra noi per il valore aggiunto professionale ed umano che lei regala a tutti i nostri lettori. Sappiamo che la vita l’ha messa a dura prova ma nonostante tutto la sua determinazione ha sempre avuto la meglio e questo le fa un grande onore.
Pubblichiamo con piacere una sua prima interessante disanima su attuali argomenti di Economia .
Una prima riflessione sull’integrazione dei criteri ESG nella strategia aziendale e sulla rendicontazione non finanziaria – Parte introduttiva
Environmental, Sustainability, Governance (ESG): è questo uno degli acronimi più in voga in questi ultimi anni, sia a livello nazionale che globale. Il tema della Responsabilità sociale d’impresa e dello sviluppo sostenibile (due facce della stessa medaglia) stanno sempre di più assumendo un ruolo cardine nella percezione sociale, un fenomeno in continua evoluzione e sempre di più al centro dei dibattiti internazionali, consapevole che la sostenibilità di impresa rappresenterà una sfida a cui niente e nessuno potrà sottrarsi. L’obiettivo? È proprio quello di non farci trovare impreparati in un futuro ormai prossimo.
L’impegno di una realtà aziendale che decide di includere nel proprio business non solo la dimensione economica bensì anche quella sociale, ambientale e di governance: è questo ciò che intendiamo per sostenibilità d’impresa.
Il concetto di sostenibilità sta entrando in maniera dirompente nelle strategie e nella comunicazione di aziende e organizzazioni di tanti e diversi settori. Da qui l’obiettivo, seppur ambizioso, di tante realtà aziendali attive sul mercato di valutare, rappresentare e soprattutto cercare di dare una misurazione quantitativa agli impatti economici sì, ma anche a quelli sociali, ambientali e di governance generati dalla medesima. L’integrazione delle tematiche ESG nei piani strategici e dunque nel processo decisionale di un’azienda rappresenterà indubbiamente una condizione imprescindibile per il successo e la crescita aziendale, leva di accrescimento del valore condiviso dell’Ente nel medio-lungo periodo e della relativa reputazione aziendale tra i diversi stakeholder. Allo stesso tempo diviene fondamentale per l’impresa stessa acquisire un’ottima capacità di rendicontazione del fenomeno. La disclosure non finanziaria, se opportunatamente sfruttata, può rappresentare un efficace strumento in grado di porre alla luce il modo in cui un’azienda crea valore nel breve, medio e lungo periodo lungo l’intera catena del valore. Dunque ci si aspetta, a parere della scrivente, un allargamento prossimo dei confini, giungendo a definire un vero e proprio modello di business sostenibile dell’azienda. Dall’altra parte, le aziende sostenibili sono sempre di più nel mirino degli investitori finanziari. Le imprese avranno maggiori probabilità di adattamento e di generare redditività nel medio e lungo periodo quanto più riescono ad essere sostenibili, trasformative e propositive nei confronti dell’ambiente e della collettività in cui si inserisce. È da qui l’interesse crescente degli investitori. Il mercato degli investimenti sostenibili sta pertanto registrando una fase di boom, dovuta essenzialmente dalla buona performance degli investimenti connessi al tema della sostenibilità e dalla vivacità della domanda degli investitori stessi. Cresce dunque in maniera esponenziale la domanda di informazioni sui rischi ESG, assumendo un ruolo centrale i Rating Esg, rating che ad oggi scontano ancora concreti problemi di affidabilità.
Per non rimanere nell’astratto si forniscono alcuni dati pubblicati nella nuova Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile che testimoniano la rilevanza del fenomeno oggetto di trattazione. Il 60 % delle aziende hanno formalizzato una strategia di sostenibilità, il 50 % hanno dichiarato che l’impegno in ottica di sostenibilità genera profitto. Il 90 % degli executive ritiene importante integrare la sostenibilità nel business e il 75 % degli executive di società di investimento considerano rilevanti le performance di sostenibilità.
Dunque vi è una consapevolezza: indirizzare le risorse verso aziende attente alla sostenibilità e con un indirizzo strategico orientato al medio e lungo periodo diventerà imprescindibile, di conseguenza ci si dovrà concentrare sul modo in cui le realtà aziendali operano, sui propri piani strategici e su come ciò influisca sulle loro performance di breve e medio-lungo periodo. In altre parole la valutazione dei rischi ESG ed i connessi rating dovrà necessariamente essere oggetto di studio e approfondimento, così da non essere colti impreparati!
Dottoressa Romina Ferrini