“GALATEO” – DI JOEL GENTILI, GIOVANE POETA MONTEFALCHESE

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Perché scrivo poesie.

“Scrivo poesie mosso dalla necessità viscerale di farlo, quasi fosse un riflesso incondizionato spinto dalla bellezza delle parole.

Da sempre attratto dalla fonetica e dall’etimologia dei termini, la poesia mi permette di indagare e dare vita ai miei sentimenti, troppo spesso confusi.

Scrivo, quindi, per conoscere me stesso, per immortalare le ondivaghe sensazioni che pervadono la mia interiorità e da non molto, condividendole in pubblico tramite poetry-reading, per stuzzicare le corde interne degli ascoltatori, cercando, per quanto sia possibile, di creare un legame empatico con il pubblico o il lettore.”

JOEL GENTILI, residente a Montefalco, dopo il conseguimento della maturità, presso il Liceo classico F. Frezzi di Foligno, si laurea in giurisprudenza presso l’Ateneo perugino con una tesi sui “simboli religiosi negli edifici pubblici”. Da sempre appassionato di cultura classica e poesia, con il componimento “IL GITANO”, ha ricevuto una menzione di merito dalla casa editrice ALETTI e sarà inserito in un’antologia poetica di prossima edizione. Ha pubblicato per la casa editrice DANTEBUS MARGUTTA, 12 poesie presenti in una collana. Esprime questa sua passione insieme ad altri poeti e musici tenendo eventi culturali itineranti.

Di seguito un componimento inedito” del giovane poeta:

Galateo

Capodanno graffiava
con gelido artiglio
il nostro primo incontro.

Guardarti preparare
un tè verde
mi fece innamorare
delle tue movenze eleganti.
Una forza mistica
muoveva le tue mani da geisha
al riparo dal caso
nel rispetto di una cerimonia millenaria,
ed io, come il vapore acqueo
che ci bagnava il naso,
mi nebulizzavo dinanzi a quel sorriso,
colto di sorpresa
da un ridente imbarazzo.

La tua schiena
una tazza di porcellana,
curva, sinuosa e bianca
come quel maglione di lana
a collo alto

così grande che ci cadevi dentro
come fossi una bambina.

Ricordo i silenzi
come dighe di pensieri
spinti da timidi approcci
e cascate di sollievi.

Intorno regnava sovrano
un delicato ordine,
sbadigliava il mio caos
e fuggiva ogni timore,
irrequiete maree le mie onde
pacifica calma nelle tue acque.

Ora che Kore
risale dall’Ade
preparo un tè
alla rosa canina e
nel girarmi per cercarti ancora
trovo solo una sedia vuota
ed una sola tazzina.