Perché scrivo poesie.
“Scrivo poesie mosso dalla necessità viscerale di farlo, quasi fosse un riflesso incondizionato spinto dalla bellezza delle parole.
Da sempre attratto dalla fonetica e dall’etimologia dei termini, la poesia mi permette di indagare e dare vita ai miei sentimenti, troppo spesso confusi.
Scrivo, quindi, per conoscere me stesso, per immortalare le ondivaghe sensazioni che pervadono la mia interiorità e da non molto, condividendole in pubblico tramite poetry-reading, per stuzzicare le corde interne degli ascoltatori, cercando, per quanto sia possibile, di creare un legame empatico con il pubblico o il lettore.”
JOEL GENTILI, residente a Montefalco, dopo il conseguimento della maturità, presso il Liceo classico F. Frezzi di Foligno, si laurea in giurisprudenza presso l’Ateneo perugino con una tesi sui “simboli religiosi negli edifici pubblici”. Da sempre appassionato di cultura classica e poesia, con il componimento “IL GITANO”, ha ricevuto una menzione di merito dalla casa editrice ALETTI e sarà inserito in un’antologia poetica di prossima edizione. Ha pubblicato per la casa editrice DANTEBUS MARGUTTA, 12 poesie presenti in una collana. Esprime questa sua passione insieme ad altri poeti e musici tenendo eventi culturali itineranti.
Di seguito due componimenti inediti del giovane Poeta:
CHE I MISTERI RIMANGANO SEGRETI
“Con quale ipocrita arroganza
sedicenti poeti virili
presumono indagare
l’ambiguo linguaggio della donna moderna!
Da me sempre spiato,
a me piacevolmente celato.
Eterno enigma del nome di Roma,
che penna adulatrice
non traduca quello della donna.
Io,
Ulisse che snobba Itaca,
tra oceani metafisici
sbircio sfere di cristallo
e la scienza mi fa da anestetico.
Che almeno qualche tesoro rimanga sotterrato,
le mappe dei pirati impolverate in qualche soffitta
e i fegati incomprensibili agli etruschi.
Che impazziscano i satelliti
o segreti alieni
ci scopriranno semplici mortali.”
GENERAZIONE GIARDINETTI
Abbiamo vissuto per la maledizione della J
immolandoci per la profezia dei 27,
preferendo la tracotanza degli Achei
allo spessore umano di Ettore.
Abbiamo creduto
di poterci redimere con
uno schiocco delle dita,
in attesa sulla soglia dei 30.
Abbiamo ceduto
alle tumultuose rapide giovanili,
credendo all’immunità
dalla piaga del pentimento,
professando un mantra a cui
non abbiamo mai creduto.
Non avendo niente
abbiamo assaggiato di tutto,
preferendo ciò che è vietato.
Bandendo il giudizio
il furore ci ha consumati.
Avremmo potuto fare altro
ma ci saremmo chiesti
se avessimo vissuto davvero.
JOEL GENTILI
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