TRA PASSATO E PRESENTE: LA CHIESA DI SAN DOMENICO A FOLIGNO

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La storia della Chiesa di San Domenico di Foligno si intreccia inesorabilmente, più di ogni altro monumento della città, con l’Unità d’Italia e con quel vento settentrionale che soffia imponente sulla concezione dello stato moderno nato d’oltralpe. La distruzione di gran parte del patrimonio sacrale durante la Rivoluzione Francese, testimoniata in maniera eloquente dalle statue acefale dei re della Cattedrale di Notre Dame di Parigi abbattute dalla follia giacobina, è il fenomeno più evidente della concezione di un potere totalmente secolarizzato, in cui la religione, come nella Russia sovietica o nella Cina di Mao, deve essere estirpata e sostituita. In Italia, dopo il 1861 gli ordini, le congregazioni e gli enti religiosi tout court sono stati prima soppressi e poi demanializzati, entrando di forza e di diritto proprietà del nascente stato d’Italia. Anche la chiesa di San Domenico e l’annesso convento risentono della storia recente: dopo il 1861 passano ad essere una stalla per i cavalli, una ginnastica e, infine, dal 1996 un auditorium. Ciò che, per il carattere maggiormente temperato del regno d’Italia, era rimasto in piedi dopo l’Unità verrà valorizzato nella sua consistenza storico-artistica solo nel secondo Novecento, nel caso di San Domenico divenendo un importante auditorium. La facciata della chiesa tradisce una sua origine tra Duecento e Trecento: gli archi a sesto acuto, la facciata a capanna e il rosone permettono di inserire la costruzione della chiesa nella temperie del gotico italiano, meno svettante rispetto a quello francese. La parte sommitale della facciata, con la sua superficie grezza, è non finita, alla stregua di molte chiese italiane, San Lorenzo a Firenze su tutte. All’interno è conservato un caleidoscopio di affreschi di scuola umbra, eseguiti nel corso del Trecento e Quattrocento. Non rimanendo documenti di archivio, le attribuzioni degli storici dell’arte si sono avvalse di confronti con opere note di alcuni importanti protagonisti della cultura visuale della regione. Tra i nomi proposti figurano l’orvietano Cola Petruccioli (frammenti di un’Incoronazione), il folignate Giovanni di Corraduccio (figura di un santo con committente, forse S. Gregorio, Martirio di S. Sebastiano e dello Sposalizio mistico di S. Caterina) Niccolò Alunno nella sua fase giovanile (san Sebastiano), Bartolomeo di Tommaso (Madonna di Loreto) e l’anonimo Maestro dell’abside destra di San Francesco a Montefalco (Cristo in casa di Marta e Maria).