FEDERICO FREZZI, INDIMENTICATO UMANISTA DI FOLIGNO

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Le spoglie del Liceo Classico di Foligno portano il nome dell’umanista Federico Frezzi, importante letterato vissuto tra la seconda metà del Trecento e i primi anni del Quattrocento. La fama della sua opera principale, “Il Quadriregio”, risuona tra le aule e i banchi della scuola folignate, benché un luogo più ameno, come un tempo è stato Palazzo Spada, sarebbe più consono a preservare la memoria del grande umanista e a educare le nuove generazioni.

Il Frezzi, dopo essere entrato nell’ordine domenicano, consegue a Pisa la licenza in teologia tra il 1390 e 1391. Il 16 novembre 1403, Federico, viene nominato vescovo di Foligno da parte di Papa Bonifacio IX. Poco prima della morte avvenuta durante il Concilio di Costanza, convocato per porre fine allo scisma d’Occidente (1414-1418), nel 1416, Federico Frezzi scrive un trattato intitolato “Iudicium de liceitate tyrannicidi”, in cui discetta sulla giustezza o meno di uccidere un tiranno.

Il “Quadriregio” o, forse più correttamente, “Liber de Regnis” (primi anni del quattrocento) è, appunto, l’opera che ha sancito la fama, nazionale ed internazionale, al Frezzi. Di chiara ispirazione dantesca, con influenze anche dei “Trionfi” e del “Ninfale Fiesolano” di Petrarca e dell’ “Amorosa Visione” di Boccaccio, la composizione segue il filone del poema allegorico didascalico, narrando del viaggio immaginario dell’autore nei diversi regni oltremondani. L’ascesa dell’autore/protagonista nelle regioni più remote del cielo muta radicalmente la sua vita, ora segnata dalla conoscenza della salvezza e dalla fede incorrotta.

Con piglio autobiografico il Frezzi ha rappresentato nella finzione letteraria il viaggio intrapreso da lui nel mondo terreno, in cui, dopo un’adolescenza dedita ai piaceri mondani, si è lasciato sedurre dal fascino incorruttibile della fede.