IL CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA.CE NE PARLA LA DOTT.SSA LUANA TAMA’ MEDIATORE FAMILIARE

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La famiglia, come un organismo vivente, nasce, cresce, si evolve e muore secondo delle fasi ben precise e prevedibili
La famiglia con figli (il caso statisticamente più diffuso) percorre di solito le seguenti fasi:
1. La formazione della coppia.
2. La famiglia con bambini piccoli
3. La famiglia con figli adolescenti
4. La famiglia con giovani adulti (famiglia “trampolino di lancio”)
5. La famiglia con genitori anziani
All’inizio del ciclo di vita della famiglia è necessario che si formi una coppia stabile.
Al di là dell’attrazione fisica, della sintonia, della simpatia, ad un certo punto la coppia deve costruire la propria identità. I partner devono mettere a confronto la reciproca visione della vita, negoziando rispetto ai propri bisogni, ascoltando l’altro per giungere ad una dimensione condivisa, in cui ognuno esprimerà i propri valori e principi, nel rispetto dei valori e principi dell’altro.
Tutto questo non è affatto semplice, soprattutto se uno dei due o entrambi sono confusi rispetto alla propria identità. È importante che ciascuno definisca la propria identità, perché in caso contrario si potrebbe verificare un adattamento rispetto all’identità dell’altro partner.
La nuova coppia deve raggiungere un equilibrio tra la lealtà verso la propria famiglia di origine e la lealtà verso il proprio partner. È opportuno “segnare il proprio territorio” rispetto alle famiglie d’origine, in modo che venga riconosciuta e rispettata.
Ciascuno deve far conoscere all’altro i propri amici, almeno quelli che si frequentano maggiormente, e allo stesso tempo trovare uno spazio per le amicizie individuali.
L’attesa e la nascita dei figli sono momenti di grande gioia che uniscono i partner in una coppia ancora più stabile. Talvolta la nascita dei figli, specie del primo figlio, rappresenta un vero e proprio momento critico. Innanzi tutto, con la nascita del primo figlio, tutti i membri familiari fanno un salto generazionale: i partner diventano genitori, i genitori dei partner diventano nonni, i fratelli dei genitori diventano zii, etc.
Compito dei partner sarà definire confini chiari tra l’essere coppia e l’essere genitori. Ora che c’è un bambino appena nato anche la relazione di coppia cambia. Un partner (tipicamente il neo-papà) può sentirsi trascurato dall’altro partner e agire in modi poco funzionali, ad esempio attaccando, biasimando o ritirandosi nell’isolamento.
Le famiglie d’origine potrebbero voler interferire con le scelte dei neo-genitori rispetto al neonato. Oppure potrebbe avvenire che un partner, ancora molto dipendente dalla propria famiglia d’origine, ricerchi eccessivamente la presenza e il sostegno dei genitori, quasi a voler delegare loro il ruolo di genitore del bambino (e in questo modo mantenere il proprio ruolo di eterno figlio). Anche rispetto alle famiglie di origine, è opportuno, quindi definire ruoli e aspettative.
Quando i figli entrano in epoca adolescenziale, i genitori vivono, di norma, l’età “di mezzo”. Le due generazioni affrontano aspetti esistenziali molto diversi e delicati. Diminuisce il tempo per le cure genitoriali e i partner si ritrovano ad avere più tempo libero da investire a livello sentimentale e personale, coltivando interessi culturali e sociali come singoli e come coppia.
Inizia un lavoro, rispetto ai figli, finalizzato al loro inserimento nell’ambiente esterno.
Intanto si accoglie il processo di invecchiamento della generazione precedente. I genitori con i figli adolescenti si trovano quindi nel mezzo tra due generazioni e a doversi prendere cura di entrambe: da una parte i figli adolescenti, dall’altra i propri genitori che stanno invecchiando.
Ci si avvia alle fasi finali del ciclo di vita della famiglia. I figli adulti si preparano all’uscita di casa e la relazione genitori/figli diventa una relazione adulto-adulto. I giovani adulti devono poter uscire di casa e perseguire il proprio progetto di vita. Questo richiede, generalmente, un aiuto da parte dei genitori, per esempio a livello economico, oltre che emotivo.
I figli adulti hanno bisogno di tradurre concretamente in fatti e azioni il proprio progetto di vita, investendo nella propria formazione, trovando lavoro o intraprendendo una propria attività imprenditoriale, instaurando relazioni di coppia significative, e, magari, trasferendosi in luoghi ove si intende risiedere, etc.
L’ultima tappa del ciclo di vita della famiglia, viene detta “fase del nido vuoto”.
I figli sono andati via di casa e probabilmente hanno costituito, a propria volta, delle famiglie.
Spesso questa fase è accompagnata dal pensionamento, dall’invecchiamento, dalla debolezza fisica, dalle malattie e dai lutti.
La terza età richiede molto coraggio per affrontare queste sfide e cambiamenti, e può essere un periodo di vita di grandi soddisfazioni per la persona anziana che, seppur indebolita fisicamente, è ricca della saggezza di una vita vissuta e può raccogliere e godere dei risultati positivi delle proprie azioni.
In questa fase i partner hanno bisogno di ritrovarsi ancora più uniti. Se la coppia non è riuscita a realizzare nelle fasi precedenti un buon livello di intimità e di solidarietà, in questa fase i partner potrebbero non sentirsi accolti e amati dall’altro nei momenti di difficoltà. È necessario un impegno, per ritrovarsi, sfruttando anche il maggior tempo libero a propria disposizione.
Concludendo, se la famiglia riesce a soddisfare i compiti evolutivi delle varie fasi, cresce e si perpetua superando armoniosamente i momenti critici. Le criticità vanno viste non tanto, o non solo, come “pericoli”, ma soprattutto in termini di opportunità. Nei casi in cui la famiglia non riesca a fare ciò in maniera autonoma, rivolgersi ad un professionista della relazione d’aiuto, non è da considerarsi motivo di vergogna, come spesso accade, ma segno di maturità e consapevolezza.
Dott.ssa Luana Tamà